4 FEBBRAIO 2025
IL FUTURO E' NEL PASSATO
In occasione del 116° Anniversario della prima pubblicazione del Manifesto del Futurismo, il Museo Ferragamo presenta un racconto teatrale di Luca Scarlini, saggista e storyteller, incentrato sul rapporto tra Salvatore Ferragamo e il movimento artistico d’avanguardia futurista.
L’interesse di Ferragamo per il mondo dell’arte si manifesta non solo attraverso citazioni da opere d’arte, ma anche tramite la collaborazione con artisti legati alle correnti artistiche del periodo.
Tra questi, poco dopo l’arrivo a Firenze, nel 1927, Salvatore stringe un lungo sodalizio con il pittore veneto Giuseppe Landsmann, noto a tutti con lo pseudonimo Lucio Venna, uno degli esponenti del secondo futurismo, che aveva aperto in città, in Borgo degli Albizi, uno studio di grafica pubblicitaria e che, dal 1928 al 1930, crea per conto di Ferragamo numerosi bozzetti, manifesti pubblicitari e materiali promozionali. Alla mano dell’artista si deve anche il marchio delle calzature Ferragamo’s Creations Florence Italy, in tipica grafica futurista.
Lucio Venna faceva parte del Futurismo fiorentino detto «della Pattuglia azzurra», che s’inserisce in un contesto culturale locale aperto allo spiritualismo: nei primi decenni del Novecento, infatti, Firenze è un centro teosofico di livello internazionale, sede della Biblioteca Teosofica di Piazza Donatello, luogo di ritrovo di personalità eccentriche dove gravita – tra gli altri – il filosofo indiano Krishnamurti, messia spiritualista di ambito teosofico, teorico di una fusione di elementi orientali e occidentali, che ha un considerevole seguito nel territorio fiorentino, ispirando anche la vocazione allo yoga della baronessa Scaravelli, poi diventata celebre come maestra negli Stati Uniti. Nella biblioteca di Salvatore Ferragamo sono presenti testi teosofici, alcuni dello stesso Krishnamurti, testimonianze della ricchezza di suggestioni e riflessioni che contraddistinguono la sua concezione del mondo.
La spiritualità e le ricerche esoteriche sono fondamentali anche per l’artista fiorentino-svizzero Thayaht, pseudonimo di Ernesto Michahelles, e di suo fratello RAM (Ruggero Alfredo Michahelles), la cui opera sperimentale riflette nelle forme e negli accostamenti cromatici influssi futuristi; entrambi hanno contatti con Salvatore, che sarà influenzato dalle loro sperimentazioni nel campo dell’abbigliamento e i suoi accessori. Lo stesso Thayaht, nel 1933, accenna ai modelli di calzature Ferragamo con queste parole: “Quelle scarpe sono futuriste! Vengono dall’America ma l’accozzo di cuoi differenti di grana e di colore, e la sagoma speciale che sembra aumentarne la leggerezza del passo in avanti, quell’insieme che ci piace e che è effettivamente elegante, quella combinazione pratica di valori tattili (cuoio, tela, para) è una derivazione del futurismo italiano”.
Salvatore Ferragamo è stato senza dubbio futurista, interpretando il futuro della moda con occhi visionari nelle forme e nei colori, nella costruzione dei modelli e dei tacchi, in linea con l’approccio curioso e lungimirante che ha sempre contraddistinto la sua attività creativa e imprenditoriale, ma allo stesso tempo ha guardato alla tradizione come fonte di ispirazione: trovando il futuro nel passato.
Martedì 4 febbraio 2025 ore 21.00
Palazzo Spini Feroni – Via dei Tornabuoni, 2
Evento su prenotazione fino ad esaurimento posti
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